La Capanna di Eraclio

“Oggi ci è arrivato…”. Che bel modo di dare il benvenuto all’ospite: proporre i piatti dettati dall’offerta del mercato. Qui, alla Capanna di Eraclio a Codigoro, è più che un’abitudine: si fa da sempre. Il mercato è sempre stato il punto di partenza, così come la tutela delle pratiche tradizionali. Ma non è solo questo, non sono solo le succosissime moeche (quando è stagione), le seppioline al nero, la granceola e le altre primizie del mare a rendere la casa della famiglia Soncini uno degli indirizzi a cui la ristorazione italiana deve molto. Qui, che è davvero la casa di famiglia, passata da capanna, a luogo di ristoro, quindi a ristorante, tutto è integro e protetto dalle tentazioni modaiole. 
C’è un orologio a pendolo nella seconda sala, a destra, sembra che ricordi un tempo rimasto, dilatato. E infatti i pavimenti originali si sono inclinati con il passare degli anni, i merletti e le tovaglie in cotone restituiscono delle sensazioni smarrite ai più, ora che in tanti il tovagliato l’hanno abolito del tutto. La carta dei vini è scritta minuziosamente, ma a penna. E parlare con Maria Grazia Soncini è come affrontare un quieto mare in burrasca: travolgenti le sue idee, ma salde in un luogo per cui nutre grande rispetto. È facile uscire da qui chiedendosi se questa è l’originalità, in un mondo che spesso pare in via di omologazione.