MoS

MoS è un locale energico e vitale, affacciato di fronte al piccolo porto di Desenzano.
Qui il colore è il filo conduttore: c’è nei modi, nei piatti, negli oggetti, nelle ambizioni.
Stefano lo applica come concetto in cucina senza abusare di gelificazioni, arie e spume ma lasciando che siano i prodotti a parlare. Anzi, che siano soprattutto i fornitori ad emergere: per i ragazzi di MoS sono loro il fulcro della ristorazione del futuro.
Attraverso gli assaggi si vuole dar prova che realtà diverse come allevamento e pesca possono convivere, e che le micro-eccellenze italiane meritano un linguaggio gastronomico semplice, immediato, per rimanere davvero impresse nella memoria. Indispensabile, a questo punto, il racconto di Mattia, fatto di aneddoti e nozioni scandite da gesti precisi ed elastici, come dovrebbe essere in una sala del XXI secolo. C’è pure l’arredo in sintonia con queste cromie: le misure del bistrot francese unite ai geometrismi dell’Italia degli anni ’50 e alle maioliche siciliane trasmettono pura gioia per l’anima. 
Una gioia che si allarga lentamente quando si prende posto fuori, nei tavoli di fronte alle piccole imbarcazioni sul molo.
Da MoS c’è poi il tempo del lavoro, della formazione, del riposo, dell’auto-analisi, dell’osservazione. Sono i segreti di una giovane insegna che ha già fondamenta solide e persone capaci di rinfrescarle.