Stilla

Se la ristorazione che ci auguriamo per il futuro potesse avere un volto sarebbe bello fosse quello di Stilla. Un locale giovane e gioviale, attorniato dai vigneti che guardano Soave, che Silvia Banterle e Tommaso Venturini hanno pensato, poi costruito, rifacendo da zero una struttura della famiglia di Tommaso. Dentro c’è quello che serve: elementi semplici, essenziali, tavoli ben distanziati, tantissima luce, la cucina a vista. Il profumo e la sensazione di ordine e pulizia è in grado di placare qualsiasi stato d’animo scomposto.

Proprio dietro al vetro della cucina si racchiude il piccolo e infinito spazio di Silvia. Uno spazio per certi aspetti nuovo, visto che prima di scegliere di far la cuoca lavorava nel mondo dell’editoria. Stilla significa goccia… e il motivo è chiaro.

“Non ho un percorso come gli altri cuochi ma questo non lo vedo come un limite, so che ho davanti a me un terreno fertile. Posso sperimentare ed evolvere senza forzature di alcun genere, lentamente, l’importante è far star bene le persone che vengono a trovarci”. 

E forzature, infatti, qui non se ne vedono. Spontaneamente hanno scelto di affidarsi a piccoli produttori, di comporre una carta dei vini legata agli artigiani, di avvicinarsi a chi è seduto a tavola con leggerezza, raccontando il giusto e sincerandosi con misura che vada tutto bene. Poi, a pasto concluso, viene spontaneo trattenersi a lungo. Il ristorante che ci auguriamo per il futuro, infatti, aiuta a liberare la testa dai pensieri e dalle sovrastrutture. Proprio come Stilla.